ESCLUSIVA TU - Sensini: "Che emozione l'accoglienza dei friulani! L'Udinese di oggi? Ho visto una buona partita"
Ci sono giocatori che forse non hanno mai compiuto prodezze da copertina, ma hanno lasciato impronte indelebili nel cuore e nella memoria dei sostenitori.
È il caso del signor Nestor Roberto Sensini, 52enne della provincia di Santa Fé; oltre 250 gare in maglia bianconera, venti reti, tante botte prese e date e l’impronta in momenti storici, quali la prima qualificazione in Champions dell’Udinese.
Ha passato, Nestor, qualche giorno da noi, con la sua gente; ieri sera alla popolare kermesse Friuli DOC; oggi, dopo aver assistito alla gara Udinese-Torino, si è concesso alla tifoseria che fu, che è ancora sua al tradizionale terzo tempo organizzato dall’AUC di Daniele Muraro. Lo abbiamo strappato per pochi secondi al calore dei sostenitori, agli infiniti selfie, agli autografi e alle televisioni che se lo sono conteso
Nestor, bienvenido de nuevo en Friuli. Regresando a tu casa!
"Hablas castellano? (ride) Grazie. Sì, è emozionante; sapevo che qui la gente si ricorda di me, ma non pensavo così tanto! Ieri sera ero in città e ho stretto tante mani, e salutato tante persone. Amalia (la moglie) e io siamo molto contenti di essere tornati".
Come hai visto l’Udinese?
"Una buona partita. Il Torino è una squadra fisica, nel primo tempo l’Udinese ha corso tanto e nella ripresa era stanca. Un buon punto, giusto così".
Mancava forse un Sensini lì in mezzo?
(ride) "No, ormai sono vecchio. Spazio ai giovani, io ormai faccio altro!"
Quanto resti a Udine?
"Ancora domani; alla sera dovrei essere in televisione, poi martedì se regresa a l’Argentina".
Non gli abbiamo chiesto altro: ci sembrava di rubarlo all’affetto di tanti ragazzi, più o meno giovani, che se lo stavano contendendo. Gli abbiamo stretto la mano, ci ha dato una pacca sulla spalla e lo abbiamo fatto sorridere ricordandogli di quando, in un lunedì di pioggia, ci incrociava di fronte alla vecchia sede societaria e, scorgendo in noi un pulcino che si stava inzuppando, ci aspettava con l’ombrello aperto: ‘vamos, ragazzo!’… Con quel volto sempre incorniciato dal sorriso indio che ci ha preso il cuore
Ciao, capitàn: hasta pronto!