Una squadra per "vecchi"
C’era una volta una squadra di giovani, la cui età media in campo era più o meno 23 anni. Quei giovani volenterosi e con grandi qualità correvano come matti. Certo, lo facevano per arrivare a firmare contratti faraonici con squadre ben più importanti della della squadra friulana (più che altro per fatturato prodotto), ma pur sempre correvano. Invece, l’Udinese che ha affrontato il Genoa, la prima partita del New Deal di Colantuono, aveva un’età media di 28.6 anni. La più alta dai tempi di Fedele allenatore, e forse…
Colantuono ha rilasciato dichiarazioni a fine partita che paiono confermare che un nuovo campionato è iniziato. Ha fatto intendere di puntare su determinati giocatori che ancora non hanno i 90 minuti nelle gambe e per i quali la naturalezza degli automatismi verrà con il tempo perché arrivati a fine mercato. Nelle prime partite, il centrocampo girava a dovere anche se la fascia destra era spesso lasciata indifesa. Il tecnico ha operato un cambio modulo, è tornato indietro ed è ripartito con giocatori diversi. La mancanza di gioco e gli errori nei passaggi, domenica, sono dovuti a queste ragioni: vari in campo hanno saltato quasi tutta la preparazione estiva.
Quando questa estate sentii interviste dell’allenatore romano, rilasciate ai giornalisti bergamaschi, quasi non ci credevo. Come mai l’Udinese prendeva un allenatore che non guardava all’anagrafe come un aggravante? Qua si è sempre puntato sui tanti giovani e tre senatori, uno per reparto. Solo i senatori potevano avere più di 28 anni. Domenica pomeriggio, gli ultratrentenni (pare una battuta, ma nel calcio….) erano sei nella formazione titolare: Karnezis, Danilo, Felipe, Lodi, Thereau e il sempre verde (lui sì) Di Natale. Anche Marquinho è vicino ai trenta, con i suoi ventinove anni.
C’è una forte rottura con il passato, anche se lo schema in campo è sempre quello. L’Udinese dell’anno scorso aveva tradito le attese dei tifosi. E tradito è il termine giusto, perché a un girone di andata fra alti e bassi, il girone di ritorno aveva segnato un andamento fallimentare con 17 punti conquistati, addirittura 13 nelle ultime 17 partite (ricordo che il Cagliari con 34 è retrocesso). Forse vanno ricercate qua alcune scusanti della falsa partenza dell’Udinese: le ruggini passate. Ora i punti ottenuti sono 7 a un terzo dell’andata ed almeno tre mancano all’appello delle potenzialità non espresse (diciamo così). Vedremo come finirà l’andata e poi nel ritorno bisognerà per forza raccogliere di più. Una semplice salvezza, da queste parti, non è più benvoluta.
Un’altra rottura è l’inversione della regola che ha portato l’Udinese a vincere: se prima i vecchi erano tre, massimo quattro in formazione, ora sono le giovani promesse ad essere in minoranza, piuttosto netta. Contro il Genoa erano solo quattro: Wague, Edenilson, Ali Adnan e Badu. Addirittura nessun attaccante. Certo, Zapata si è infortunato, ma il tecnico romano ha preferito puntare su gente esperta piuttosto che su volenterosi giovani. Perché questa scelta? Perché la partita contro il Bologna aveva fatto vedere un secondo tempo con equilibrio tattico (leggi mantenere le distanze e muoversi come una squadra e non come undici uomini in campo a casaccio). Il tecnico, in una partita fondamentale per l’equilibrio psichico di una squadra senza troppa autostima, ha preferito puntare sul sicuro. Il primo tempo contro il Genoa è stato la copia del primo tempo contro il Milan, le stesse palle perse, gli stessi lanci lunghi per il nulla. Ma questa volta la fase difensiva ha retto, le distanze erano rispettate e i problemi avuti sulla fascia destra non hanno causato il patatrac. Fortuna? Anche… ma quella ci ha poi abbandonato nel secondo tempo, quando la squadra è tornata dagli spogliatoi con tutt’altro piglio e prima il portiere avversario, poi la traversa hanno detto di no alle pretese di vittoria.
Una cosa è certa, la golden age dei Pozzo, quella che faceva rima con giovani da lanciare e plusvalenze da record pare allontanarsi sempre più. Siamo entrati nella nebbia dello scorso campionato con una squadra inesperta e ci siamo ritrovati con una squadra dell’età media molto alta per la seria A, figuriamoci in paragone alla nostra storia recente. E il tutto è passato quasi inaspettato. Nelle prossime settimana avremo la risposta a un quesito più che scontato: gallina vecchia fa buon brodo?