Udinese, si può dare di più (?)
Mi era stato chiesto di fare un pezzo a sunto del 2023 bianconero. Non lo nego, ci avrei anche provato.
Ma per dire cosa?
Per raccontare cosa?
Di una squadra che vince due volte contro il Milan, due contro la Samp, una con la retrocedenda Cremonese e, finalmente, parlare di una bella e netta vittoria con i rossoblu felsinei, salvo poi perdere contro la Lazio?
Diciassette punti.
Dai, per scaldarci il cuore ci vuole altro. Magari una bella sciarpata, da pelle d'oca per chi come me negli anni '80 e '90 ne ha viste di memorabili.
Fra il post-mondiale in Qatar ed oggi, quanto visto in maglia bianconera prima con Sottil, oggi con Cioffi è più modesto delle potenzialità che attribuiamo ai giocatori che questa maglia indossano. Ad ogni gara buona, vedasi Atalanta, l'ambiente si risveglia, si illude poi ricrolla: troppo spesso la squadra si è consegnata all'avversario, troppo spesso va sprecando vantaggi ampi; mancando, immancabilmente, di chiudere le gare o almeno cercare di gestirle.
Ecco, appunto: la gestione. L'Udinese oggi appare una squadra cui manca la leadership: Pereyra c'è, Walace a tratti (pochi), Samardzic no. Il tedesco-serbo, rientrato dalla breve vacanza in un hotel milanese, pareva si fosse messo a disposizione di Sottil: buon secondo tempo contro la Juventus, rete a Salerno. Poi poco, pochissimo. Nulla.
Cioffi ha capito: ha compreso che sia Laki che suo padre (e procuratore) Mladen consideravano l'avventura bianconera terminata: beh, anche noi. Nel piede di Lazar cantano gli angeli, sì, ma da troppo tempo il 24 friulano ha smesso di far gorgheggiare il sinistro. E questo, nell'economia di una squadra dai contenuti tecnici non straordinari, fa tutta la differenza del mondo.
È mancato, nel momento del 'bisogno', il giocatore che aiutasse il capitano a gestire la situazione, a calmare gli animi, a far sparire la palla per evitare che l'avversaria schiacciasse l'Udinese nella propria metà campo. O in area, come ha fatto il Sassuolo (no, l'uomo in meno non è un'attenuante).
È mancata, forse, la scintilla da parte di chi un leader lo doveva firmare. Non dimentichiamo che a inizio campionato né Samardzic né Pereyra facevano parte dei piani tecnico-tattici della società, che aveva venduto il primo, salutato il secondo. Senza il Tucu, onestamente e probabilmente, l'Udinese avrebbe anche meno dei pochi punti raggranellati: 11 meno dello scorso girone di andata, viziato (in positivo) dall'inizio-sprint. Poi basta.
Il mercato ha portato due giocatori che si stanno ben comportando, Lucca e Pereyra; delle scommesse che devono ancora confermare tutto, stile Davis e Okoye: quest'ultimo, peraltro, deve fare molto più che prendere un gol come quello subìto da Pellegrini su un tiro che assomigliava a una telefonata da casa per smuovere, da vecchi cuori A.P.U. come il sottoscritto, il ricordo del grande Stan, oggi ad Andorra.
Siamo nel calciomercato che gli antiquati come me chiamano di riparazione; quello dove si dovrebbero riparare agli errori commessi in estate. Via Lazar, come abbiamo detto; via quasi certamente Semedo e Guessand, che volano all'F.C. Volendam per giocare un po' di più; via Pafundi, sperando che le tante promesse si materializzino a Reggio Emilia; arriva il gaucho Giannetti, uno abituato a giocare metaforicamente con elmetto e sciabola; dentro, in prospettiva, il giovanissimo Pizarro dal Colo-Colo. Altri nomi, entrate ed uscite, sono ad oggi ancora pure voci e io preferisco non partecipare a questo giochino che porta nulla al dibattito.
Già: il dibattito. Rischia l'Udinese? Beh, come potrebbe non rischiare una squadra che ne vince due su diciannove?
Sara serie B? Non credo, ma ancora una volta dipenderà, con tutta probabilità, dalla poca competitività di tre concorrenti dirette. Udinese ed Empoli hanno messo assieme i rispettivi peggiori gironi ascendenti della storia recente. Va così: il Cagliari non corre, il Verona per ora sta (s) vendendo molti suoi gioielli e pare non fermarsi; la Salernitana si dovrà probabilmente affidare al guru Sabatini, da cui divorziò un annetto fa ma tutto si dimentica in fretta in questo eupallico mondo. Il Sassuolo è poco sopra, vediamo come Carnevali sistemerà le cose, se potrà farlo.
In tutto questo bailamme, con la parte centrale della classifica che se ne sta andando (vedremo come si comporteranno Lecce e Frosinone), all'Udinese tocca il compito di darsi una mossa. Di dare di più, se può: e non ne sono per nulla convinto.
Gli errori, individuali o di reparto, si ripetono uguali a sé stessi: come i giorni che passano pigri, come un altro inverno che vedrà cadere mille petali di rosa. Uguali a sé stesse si ripetono le prestazioni, una da artista e molte no.
Questo è il primo editoriale che metto assieme da quando Sottil è stato giubilato: aspettavo di vedere cosa avrebbe potuto fare Cioffi con il materiale a disposizione. Pochino: qualche bella prestazione, tanto grigiore negli spazi vuoti, che riempiti col colore della mediocrità hanno offerta come immagine la noia.
Già: vorrei arrabbiarmi con i giocatori, con l'allenatore, con gli arbitri (scarsi ma per nulla responsabili del grigiore... Se non quel signore permaloso che fece giocare, unico caso sinora in Italia, Udinese-Verona fino ad abbastanza per una rimessa laterale ritardata. Dico 'unico caso' perché ho posto particolare attenzione ai recuperi nei recuperi: urla targate Tigotà, ma di secondi extra neanche l'ombra): niente, solo il tedio di lanci lunghi quando le avversarie intasano le linee di passaggio. Il che accade di frequente, dato che in massima serie ci sono formazioni meno attrezzate ma non certo ricche di dabbenaggine.
Noia. E allora continuo a chiedere, alla società Udinesecalcioessepia (per sineddoche, se me lo permettete), di fare a me, ormai ultracinquantenne, un solo, bel regalo.
Per almeno qualche gara di fila, amici miei, potreste cortesemente giocare al calcio?