Tra fischi e futuro
L'Udinese inaugura il nuovo stadio Friuli con una prova non convincente. Perde ed il mister Colantuono rivendica a scusa una preparazione di carichi per poter mettere ossigeno e forza nelle gambe fino alla primavera del 2016, quando il campionato terminerà. Dalla tribuna, i diecimila tifosi accorsi fischiano sonoramente la squadra bianconera. Chi ha ragione? Udine è sempre stata una piazza piuttosto calma, moderata al limite della pacatezza. Questo, e una riconosciuta competenza gestionale, sono i segreti che hanno reso l'Udinese la regina delle piccole: una squadra che spesso e volentieri ha fatto sgambetti a squadre ben più titolate, usurpando posti in Europa. I tifosi ora non sopportano più in silenzio, ma vogliono quello a cui sono abituati: una squadra che gioca bene. A Udine i risultati sono sempre arrivati tramite il bel gioco, corale, di squadra. E' qui che dobbiamo andare a cercare la risposta al quesito. Dal secondo anno del Guidolin II la retta via è stata smarrita. La cessione di Sanchez non è mai stata digerita dalla squadra, ne la società ha saputo trovare un rimpiazzo adeguato, e così il 352 è diventato un modulo prima di tutto per evitare di prenderle. Nell'anno del quinto posto, il tecnico di Castelfranco Veneto aveva variato per una difesa a quattro (un quattro “sporco”) e così nel girone di ritorno si era tornati a vedere bel gioco. Poi il nulla o quasi. L'ultimo anno di Guidolin si è perso fra errori di mercato (della società), errori individuali (dei giocatori) e dilemmi sul futuro (del tecnico). L'anno scorso il mercato era stato gestito bene, pareva adatto per una squadra con la difesa a quattro, ma la scelta della guida tecnica è stata a dir poco fallimentare. Così l'Udinese è tornata su un allenatore di sicura esperienza, uno di quelli che hanno raccolto molto meno di quanto avrebbero meritato. Colantuono è un pragmatico, ha sacrificato la prima amichevole contro una squadra di Lega Pro sull'altare della preparazione atletica. Ben venga! Era da anni che non si spremevano i giocatori. Tanto più che il modulo adottato può funzionare bene solo se la squadra ha carburante a volontà. Ma perché puntare ancora sul 352 quando la composizione della squadra sembra molto più propensa a un 442? L'integralismo della difesa a tre rischia di divenire la dinamica di un lento fallimento, quella per la quale esistono totem e tabù. Si penalizza il centrocampo e di conseguenza l'attacco. Per poter attuare un 352 occorre un trequartista dai piedi buoni, o un regista eccezionale (vedi Pirlo alla Juve di Conte), altrimenti il gioco può essere sì redditizio, ma a scapito dell'estetica. E qua nascono i fischi del pubblico. Sono ormai tre anni che l'Udinese gioca male, che compra giovani viziati, che sbaglia il mercato nei ruoli chiave. E' inutile nascondersi dietro a un dito. La rosa dell'anno scorso porterà risultati soddisfacenti con Colantuono in panchina al posto di Stramaccioni? E' probabile, ma non è certo. E così vari enigmi sorgono nei pensieri dei tifosi. Perché anche Colantuono mira a riproporre un 352 che negli ultimi tempi non ha funzionato? Perché non si adotta una difesa a quattro che allevierebbe le pene dei centrocampisti permettendo anzi agli stessi di meglio figurare in fase offensiva? Perché nell'Udinese dei senatori italiani non c'è un ricambio generazionale? E difficile pensare che Domizzi possa fare l'esterno di sinistra, alla sua età, quando già l'anno scorso aveva fallito in quel ruolo. Invece, l'esperto difensore, aveva mostrato buone cose da centrale: meno scatti e più saggezza tattica. Qui è uno dei punti deboli dell'Udinese, la fascia sinistra. E' pensabile che Domizzi e Pasquale possano correre dietro a dei ragazzini? Da mezzala viene provato spesso Fernandes, che però ha la sua bravura in inserimenti e passaggi in verticale. Se dovesse pensare prima di tutto a difendere, ecco che verrebbero castrate le sue caratteristiche migliori. E per chi, per un Guilherme che non ha ancora dimostrato nulla? I fischi sono il risultato di una cognizione comune. Pare che l'Udinese si stia incancrenendo su determinate posizioni (cessioni di giovani italiani di buona prospettiva, integralismo tattico sul 352, mercato di “scommessa” su ruoli chiave come quello del regista) ed ai tifosi mancano le ragioni per spellarsi le mani dagli applausi. Perché lo ricordiamo, ad avere ragione è (quasi) sempre il pubblico pagante. Se la società non pare muoversi bene sul mercato (o, quando lo fa come l'anno scorso, sbaglia completamente la scelta dell'allenatore), a Colantuono possiamo solo dire di continuare così, per la sua strada. La squadra dovrà correre per tutto il campionato, se ora hanno le gambe imballate è normale poter perdere un'amichevole contro una squadra di Lega Pro. Speriamo vivamente di ricordare questi dubbi estivi, come ora fanno sorridere quelli che si avevano nell'anno del ritorno di Guidiolin. Ma il pubblico, quello sì, forse si sarebbe meritato un'inaugurazione del nuovo Friuli con tutt'altra compagine (non me ne voglia la Spal) e con una formazione diversa.