.

Sprofondo bianchenero

di Franco Canciani

Si può rimanere ancora delusi (quinto anno di fila) per una non-prestazione?

Può, l’Udinese, decidere di rimanere quasi spettatrice mentre al Friuli, per la seconda gara di fila passa una diretta concorrente alla salvezza?

Può, l’allenatore, scegliere in casa una squadra che offenda solo mediante una seconda punta, una punta-non-punta in una gara da vincere o vincere?

Le risposte, dopo oggi pomeriggio, sono tutte ‘sì’.

Il Brescia si mette in campo con ordine, dura il giusto, mette a frutto un super playmaker come Tonali ed un sospiro da venti metri deviato in porta da De Maio, alla peggiore gara in bianconero. Poi Corini, giustamente, gongola per la prestazione dei suoi ragazzi: definire questa, però, una squadra che gioca bene penso sia l’eccesso dovuto all’entusiasmo per la vittoria.

Bravo il Brescia: viene a Udine, svolge diligentemente il compitino, rischia pochissimo; quando Tudor infittisce l’attacco (ormai a gara compromessa) si dispone a cinque, in difesa, lasciando agli avversari le briciole offensive e mai un’azione chiara da goal. Così si gioca per vincere in trasferta, altroché fronzoli e colpi di tacco.

Un apprezzato commentatore locale sostiene che oggi, avendo giocato male tutti, la prestazione non è preoccupante; né, in questa devastante recita, si debbono scorgere errori del tecnico dalmata.

Sicuro?

Io no. Non sono un allenatore ma solo una testa di calcio, per cui capisco il giusto di meccaniche tecniche, di diagonali e pressing: capisco però di uomini.

E penso che Seko Fofana, in queste condizioni, non dev’essere schierato, messo in bocca alla critica più aspra per l’ennesimo quattremmezzo in pagella (da parte del severo censore che Vi scrive).

E penso che il centrocampo con Jajalo e Mandragora è quello che di più aveva garantito equilibrio alla squadra, permettendo alla difesa di respirare rischiando pochissimo. Un triangolo con Walace sarà meno propositivo di uno con Fofana, ma di certo più solido e affidabile. Prova ne sia che da quando Tudor ha deciso il cambio di genere, dal dativo all’accusativo, la squadra ha accusato due bussate dal Parma, uno dall’Inter ed uno oggi. Zero punti, poco da fare, i numeri ci parlano.

E penso che costringere una punta di raccordo e sostegno come Lasagna a cantare e portare la croce lì davanti, facendo fare bella figura a due carneadi (non due fenomeni) come Cistana e Chancellor, reduci dalle quattro palle nel sacco subìte dal Bologna, sia ingiusto e crudele. Kevin lotta, al solito, scende in difesa ma non riesce mai a essere ficcante. E ciò non è strano: meglio, per lui, avere un uomo di peso cui girare intorno.

E non penso di sapere cosa passi per la testa, non charrua ma depressa, di Nacho Pussetto. Era l’irad’Iddio che creava scompiglio, si lanciava imprendibile, segnava anche di testa; oggi è un sospiro nello spazio, ed oggi al netto dell’episodio del rigore-non-rigore e di un crossetto al centro è lecito pensare che la testa bassa con cui ha lasciato il campo è giustificata delusione per un’altra prestazione sconfortante.

E non penso di capire cosa passi per la testa di Igor Tudor. Non è un pirla, lo ha dimostrato chiaramente contro il Milan: da lì in poi formazioni strane, non arrivo a dire illogiche; cambi tardivi, un bel po’ di confusione.

E la tranquillità che ostenta nella breve e ritardata discesa in sala stampa post-partita è solo testimonianza degli strali che debbono essere partiti dagli occhi di Zeus-Igor in spogliatoio; unica speranza in vista della trasferta di Verona.

Bentegodi che sarà ancor più campo decisivo, martedì sera, quando all’Udinese capiterà una squadra che oggi ha fatto vedere sorci verdi ad una modesta edizione juventina. In crescita gli scaligeri, nero l’orizzonte friulano.

Detta così sembra martirio annunciato: ma non sarà così. Perché c’è ancora qualcosa che sfugge nell’analisi di questa squadra, e la sottile linea bianconera fra team e tifoseria non può essere il solito negativo mantra che parla di squadra scarsa.

Lo so, sono un calcistico ottimista; non ci posso fare nulla. Anche se, come oggi, rientro dallo stadio con la gola che fa male per gli urlacci che i ragazzacci mi hanno cavato fuori dalle stanche, vecchie corde vocali.

Impalpabile Udinese. Che perde, oggi, e non mi permette nemmeno di attaccarmi a sfortuna, antipatie, torti arbitrali.

Perso e basta. Classifica ormai da codice rosso. Urgono punti: soprattutto urge una squadra che metta in campo qualcosa di più.


Altre notizie