Sottilità, piccole crepe (non) crescono
Un editoriale 'bisvalido' (questa arriva a pochi, per ingravescente età) dovuto al fatto che, nel mondo d'oggi, si lavora il triplo per avere la metà. E guai solo a pensare di potersene lamentare.
Scriviamo mentre le famiglie affollano prima i campisanti, poi i baracconi che mi rombano fuori dalla finestra. Ne farei volentieri a meno (del Luna-Park), sono un vecchio rompipalle e niente più.
Due gare da commentare, una sola sensazione: l'Udinese ha raggiunto il suo 'basso di forma' e sbatte contro formazioni che si intasano, lì dietro, giocando di rimessa e sfruttando il rallentamento, con l'andare della gara, del giropalla dei Sottiliani. Prima il Toro, che con lo stesso comportamento, tutto sommato quel che rimproveravamo alle versioni bianconere del recente passato, mata prima l'Udinese poi i tricolori rossoneri. Poi la Cremonese, ultima forza del campionato, che Alvini schiera con baldanza rischiando l'impossibile nei primi venti minuti e abbassandosi solo con l'inserimento (forzato?) di Buonaiuto per Dessers. Silvestri si guadagna la baguette con una bella parata, l'Udinese si spegne alla distanza e la giornataccia friulana è simboleggiata dalla rete sbagliata da Gerardino all'ultimo respiro della gara, simbolo della sua peggiore esibizione stagionale.
La Sottilità si vede, sempre e comunque, ma deve essere sostenuta da una gamba brillante ed una mente lucida; appena la squadra gioca un pochino sottoritmo lo stile del tecnico piemontese mostra la corda di un inevitabile recessione qualitativa, se mi passa questa definizione. Io in ogni caso leggo con distanza infinita commenti sociali di 'tifosi' che finalmente possono reiterare il mantra di una squadra da sedicesimo posto, ché 'la festa è finita'. Stava loro stretto il numero non piccolo di gare in cui l'Udinese ha stupito tutti, quando in maniera altrettanto improvvida si invocavano spiriti di Champions (o preliminari di) lontani qualche lustro.
A me interessa poco. Sottil, seguendo il lavoro di Cioffi, ha portato sul tavolo verde della Serie A una formazione bella e possibile, cui oggi manca, questo sì, uno stoccatore vero e proprio.
Success, infatti, ha piedi e fisico ma in area ci sta pochissimo; Beto sta vivendo, lui per primo, in maniera evidente un buco di preparazione che gli deriva, scusiamolo, da un infortunio lungo e fastidioso. Verranno tempi migliori.
La verità? Ci eravamo abituati a Totò. La squadra girava non perfettamente, come la Sottiliana a Cremona? Nessun problema. Il ragazzo partenopeo sbucava da un cantuccio, col piedino disegnava una traiettoria impensabile ed erano tre punti. Quando l'età ha avuto la meglio sulla voglia di gol del capitano coraggioso, tanti limiti di gioco sono emersi, spingendo altrettanti allenatori a frugali e spartane interpretazioni nelle quali il punto di Cremona sarebbe stato accolto con sollievo, e magari ottenuto a forza di barricate e palle lunghe a servire il portiere avversario. Oggi, con un allenatore che persegue il risultato attraverso un piano gara propositivo, se il diéz funziona poco come allo Zini i limiti di una manovra che non dà frutti concreti si vedono evidenti. Per fortuna che il ragazzo di Riudarenes in provincia di Girona ha dimostrato che queste occasioni sono eccezioni e non regole, mi aspetto la controprova già venerdì sera contro i giallorossi di Marco Baroni (altra vecchia e tutto sommato non indimenticabile conoscenza bianconera).
Alle vedovelle di 'Samardzic titolare' ricordo, sommessamente, che ciò era accaduto la domenica precedente contro i granata: può essere una soluzione, ma non gli si può chiedere (e nemmeno a Deulofeu) di ripiegare profondamente in difesa, altrimenti i Vlasic di turno ringrazieranno. Tatticamente di certo è una possibilità: Sottil e i suoi la studieranno.
Preoccupato? A ventidue punti non lo si può essere. Il triduo pre-Qatar canta di Lecce in casa, Spezia e Napoli fuori. La gara che mi preoccupa di più è quella del Picco, dove Gotti aspetterà (se ci arriverà) i suoi ex-ragazzi: non mi dimentico che l'Udinese del tecnico adriese non era affatto scintillante, ma qualche merito gli si deve, come le opportunità date a giocatori apparentemente dimenticabili e invece rivelatisi pedine importantissime. Udogie e Silvestri sono arrivati anche col suo consiglio, Molina oggi gioca (poco) in un team di primissimo piano. È sempre stato un grande tattico, si sta reimpiegando da head coach con risultati per ora non straordinari; la persona, corretta ed educata, che abbiamo conosciuto a Udine mi impone una presa di posizione: se ho difeso Cioffi, presuntuosetto anziché no, non butto a mare Gotti. A prescindere dal fatto che mi tengo, stretto, Andrea Sottil.
Perché sì, è vero, nelle ultime due gare qualche piccola crepa si è vista: me ne curo, non me ne preoccupo. Al campo il compito di dire se la mia sia convinta sicurezza, sicumera o invece dabbenaggine.