Si è giocato quando non si doveva giocare. Passata la tempesta qualcuno dovrà pagare questa irresponsabilità
Oggi il pensiero è solo per la salute, non dobbiamo pensare ad altro, il calcio passa in secondo piano. Ci sarà tempo per tornare in campo, per tornare a gioire per un gol e ad incazzarsi per una sconfitta. Ora la priorità è combattere il prima possibile questo maledetto virus, solo così facendo possiamo superare il prima possibile questo difficile momento.
Detto questo, in tutte queste ore passate a casa, qualche riflessione va anche fatta. Lecito chiedersi, ma come diavolo si è potuti andare in campo la scorsa settimana? Al di là delle porte chiuse, di una situazione paradossale e di una partita che ne è uscita anche brutta, parlo di Udinese-Fiorentina, mi chiedo chi ha avuto l'irresponsabilità di non fermare il campionato.
Non si doveva giocare, punto e basta. Anche se c'era Juventus-Inter, anche se i club premevano a tutti i costi e le televisioni pure. Ridicolo, permettetemelo, il nostro calcio. Da Del Pino in giù hanno sbagliato tutti. E risultati, con i giocatori contagiati e con un campionato che rischia di saltare una volta per tutte, si stanno vedendo in queste ore. Si è messo davanti i soldi alla salute delle persone, sì perché anche i calciatori e tutti quelli che gli stanno attorno sono uomini. Ci siamo messi anche noi in pericolo, lì con negli stadi con la mascherina a raccontare ciò che non serviva essere raccontato.
Passato tutto questo, perché passerà, qualcuno sarà chiamato a rispondere, a fare i conti con questa irresponsabilità. Il calcio, ancora una volta, ha dato un cattivo esempio. Inutili ora gli spot e gli appelli a restare a casa, a restare distanti ma uniti, quelle sono cazzate. E' pubblicità è poco. La scelta giusta, la dimostrazione andava fatta prima.
Pensate che nelle stanze dei bottoni abbiano capito qualcosa? No, continuano a litigarsi su quando riprendere ad allenarsi, su quando e come finire questo campionato, ognuno cercando di difendere con le unghie e con i denti i propri interessi. Perché le posizioni in campionato, l'Europa, la retrocessione sono soldi e nessuno, nemmeno in questo momento di difficoltà, vuole rimetterci qualcosa.