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Poche balle, siamo tornati!!!

di Giacomo Treppo

Non voglio vedere le statistiche e non mi interessano pagelle, migliori o peggiori. Non mi interessano disquisizioni tattiche, punti in più o punti in meno. L'Udinese è più forte dell'Inter, questo dice il campo. Poi loro hanno Perisic e il “cul de piol” (e c'era chi diceva che Sacchi era fortunato...).

Non mi interessa scrivere un editoriale lungo, perdermi nei ricordi del passato o pronosticare un luminoso futuro. Non è importante citare personaggi del passato. Io, nella mia umile casa, sul mio divano distrutto da un gatto selvatico addomesticato per convenienza, ho visto di nuovo l'Udinese con la U maiuscola. Dite quello che volete, ma ho visto una maglia le cui righe bianche e nere diventavano blu Friuli e non blu sponsor, ho visto undici giocatori più tre che ci hanno messo anima e corpo. Ho visto De Paul fare movimenti difensivi a palla lontana che nessuno fa più in A (tanto per dirla tutta, li avesse fatto chi giocava a sinistra contro il Napoli, avremmo almeno pareggiato). Ho visto Zapata lottare come un leone, altro che pantera. Poi, ha sbagliato gol che forse avrei segnato io, pazienza. Non è il campione che si diceva, probabilmente non lo diventerà mai, ma ha sudato & onorato la maglia. Ho visto un Thereau che ha coniugato anarchia e disciplina, come un gioiello grezzo che riflette la luce in maniera innovativa e affascinante. Ho visto un arbitro inventarsi un fallo immaginario quando saremmo andati più che giustamente, per legge divina mi verrebbe da dire, sul 2 a 0.

Ho visto tutti, Danilo, Felipe, Samir, Widmer... ho visto tutti davvero metterci l'anima e la sapienza calcistica, tenere bene il campo, pressare alto quando serviva e aspettare quando necessitava. Signori miei, l'Inter ha fatto due tiri in porta e due gol. A fine partita, se non è andata a rendere omaggio a piedi nudi a Castelmonte, non vincerà mai più una partita. Perché è vero, il calcio è come un film western di Sergio Leone: i meriti non centrano. Ma il tempo è gentiluomo e la fortuna aiuta gli audaci, non i timorosi che fanno più passaggi orizzontali che altro.

Bravo Delneri, brava la società, bravo chi segue la squadra. E allora sì, lo vado a ricordare il passato, il passato di un allenatore furlan: Adriano Fedele da Udine. Prese una squadra morta, uccisa da un professore troppo vanesio per insegnare calcio in terra friulana. Qua servivano zappatori e strateghi militari, gente che insegna a difendere le postazioni e che a volte l'attacco è la miglior difesa. Venne a Bologna e io ragazzino andai a vedere quel 4.2 per i felsinei assieme a mio padre. L'Udinese giocava benissimo, pareva un sogno su gambe che non si fermavano mai, ma prese quattro gol che definire imbarazzanti era dir poco. Il tecnico cambiò qualche uomo e ne venne fuori una cavalcata magnifica verso la serie A. Una sconfitta insegnò allo spogliatoio che erano forti, che erano i più forti!

Così è successo oggi. Non badate ai commentatori, ai giornalisti che cercano la polemica dove non c'è. Date a Cesare quel che è di Cesare. Siamo più forti. Noi-siamo-più-forti-dell'-Inter. Ripetetelo, convincetevi, perché è vero, è la verità, è la giustizia e l'ingiustizia del Far West, è l'epilogo della fine e il prologo di un nuovo inizio. E' la catarsi, è Gigi Delneri, è il Friuli che torna, i lupi nascosti nelle nostre valli e sulle nostre cime che scendono-finalmente-di nuovo in campo.

Ho scritto, nel precedente editoriale, che annusavo nell'aria un profumo di disciplina e mentalità, di organizzazione sana. E' la risorsa meno costosa e quella più proficua per vincere e per valorizzare: due parole che formano un volano su due antitesi che si sintetizzano nel gioco che tutti i tifosi vogliono vedere. Forse, pensavo mentre scrivevo, sono un po' troppo ottimista, sbruffoncello.

No, ricordo ancora di avere scritto “Vergognatevi” dopo un Udinese Juventus 0 a 4. Oggi, io, tifoso friulano, sono orgoglioso di questa Udinese!

Forza Udinese, forza Delneri, forza Friuli!


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