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Opaca, meccanica, feroce: Udinese lanciata verso quota 40, ma il gioco ancora latita

di Federica Zille

È vero, in casa l'Udinese non perde dai primi di settembre, ma non lasciamoci ingannare dai numeri: lo spettacolo offerto da questa squadra è tutt'altro che esaltante e la vittoria arrivata contro il Siena non fa eccezione. Tre punti strappati, arrivati nonostante una prestazione deludente, un bottino eccessivo ma d'importanza capitale per risollevarsi dopo la bastonata rimediata a Torino. Domenica prossima si andrà a San Siro, di fronte non ci sarà la corazzata di un tempo ma una squadra che, proprio come i bianconeri, ha imparato l'arte di arrangiarsi come può. E che ogni tanto traballa in difesa. Col Milan senza timore allora, fare risultato non è per nulla impossibile se si ritrova un briciolo di vivacità e imprevedibilità.

Dicevamo che i friulani raccolgono più di quanto seminano, hanno il merito di sfruttare al massimo le distrazioni degli avversari e la fortuna di avere là davanti un attaccante al veleno come Di Natale: non chiedetegli copertura, corsa o sacrificio, dategli una palla anche lontanamente giocabile e lui la trasformerà in oro. Sotto la sua ala protettiva stanno crescendo le quotazioni di Muriel – il paragone con il Fenomeno per ora si limita al piano estetico, suppongo - un giocatorino interessante, eletto “Rivelazione del 2012” dall'AIC, ma con la fastidiosa tendenza all'attesa, insomma un altro elemento spesso passivo ad aggravare i compiti delle retrovie; suo il gol da tre punti, d'accordo, ma non è lusinghiero che una squadra con due punte tanto celebrate debba sempre affidarsi all'errore altrui per andare in rete.

Cosa manca? Il dialogo tra centrocampo e attacco, nella forma di un regista dotato di visione strategica in grado di dettare il gioco – e questa figura nell'organico dei bianconeri non c'è proprio – o almeno di un giocatore di raccordo tra le due linee: il siluramento di Maicosuel dopo la genialata contro il Braga è tanto evidente quanto ingiusto, il brasiliano ha buone potenzialità e, se strigliato a dovere, potrebbe dare all'Udinese quel brio che le manca. L'alternativa si chiama Diego Fabbrini: 22 anni, scuola Empoli, piace a tanti in giro per l'Italia ma non a mister Guidolin. Com'è possibile che non ci sia posto per un giocatore capace di coniugare qualità e sostanza resta un mistero.

Qualcosa non funziona degli ingranaggi dei friulani, eppure questa Udinese va avanti lo stesso: lo spogliatoio insiste, nel mirino ci sono sempre i 40 punti, anche se la classifica maturata finora lascerebbe sperare in qualcosa di più. Il gioco espresso invece no, quello è proprio da squadra in lotta per la salvezza; ad oggi non sembrano nemmeno esserci i mezzi per battersi su due fronti. Questo, tuttavia, è frutto del celebre modello Udinese: come si può costruire un progetto se le fondamenta vengono smantellate ogni due anni? L'unico pilastro inamovibile resta lui, Antonio Di Natale: il capitano vuole i 200 gol in A, fino al giugno 2014 continuerà dunque a indossare la maglia numero dieci. Ancora una volta i suoi colleghi l'hanno piazzato nell'undici ideale della Serie A, complici le 23 marcature realizzate nello scorso campionato. Ventritré reti su cinquantadue totali: al dopo-Totò forse è meglio non pensarci. O forse è ora di attrezzarsi.


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