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Non ammazzatemi ancora

di Franco Canciani

Le ho contate. Valgono anche quelle parziali.

Inizio la mia quarantasettesima stagione, cosciente più o meno, al seguito della Biancanera che neanche tanto mi è indifferente.

Quarantasette. Proviamo a contarle? Una, due, tre… Venti, ventuno, ventidue… Quaranta, quarantuno…

Quarantasette.

Da Giacomini e Galeone giocatori fino a Matos e compagnia.

Questo mi allontana, ancora di più, dal calcio di oggi: un mercato aperto fino ad inizio settembre, due mesi da oggi, e formazioni lontanissime da quelle che (?) si applaudiranno in campionato.

All’epoca alcuni ragazzi con i pantaloni a zampa d’elefante si facevano trovare in via Cotonificio e poi via, a correre in Valcanale.

E più recentemente, fine anni ’90, Piazza san Giacomo Pozzo ammetteva ‘sì, abbiamo fatto un’offerta a Roberto Baggio. Aspettiamo’

Matos. Bravissimo ragazzo, per l’amor d’Iddio, ma Baggio…

Okay: Roby non venne. Ma sognammo, oltre ad una squadra che già di suo ci rese orgogliosi di essere bianchi e neri. Ancora di più.

Avanti. Guardiamo avanti.

Ad un direttore ‘sportivo’ che più ‘generale’ non si può; ad un uomo che gode contemporaneamente della fiducia della ‘proprietà’ udinese e dell’ambiente calcistico italiano; uno che ha vinto scudetti, creato miti, gestito problemi e caratteri forti.

Ad una rosa che, chissene degli insulti, considero non scadente nella propria ossatura: Juan Musso, Trost Ekong, Barak e (spero) Jajalo fino ad un attacco mai così copiosamente numeroso è struttura che attende i dovuti ritocchi. Mancano esterni, spero ne arrivi uno che sappia crossare (di questi tempi cosa non banale); manca qualcosa a centrocampo, dove abbiamo salutato il gerontocomio (rimpiango solo l’idolo islandese);  molto dovrà essere fatto in fase di sfrondamento della rosa.

Ad iniziare da Lasagna e DePaul, due che avevano salutato commossi l’Udinese ed i tifosi a maggio, salvo scontrarsi con un mercato mai così povero di idee e soprattutto di possibilità. Daniele Pradé (addio non splendido) vorrebbe portare a Còmmisso e Montella il diéz friulano, uno dei pochi piedi buoni in circolazione. La difficoltà, un sesto grado superiore, è la formula di pagamento: la Viola vorrebbe combinare quattordici giocatori e dodicimila lire, i bianconeri rispondono con ’35, 40 milioni e ve lo portiamo in auto’. Questa volta mi faccio venire il cuore peloso e sì, hanno ragione. Pagare moneta, vendere giocatore.

Kevin Lasagna, sedotto ed abbandonato dall’antico scopritore ed estimatore ai tempi di Carpi, era sicuro di fare la punta di scorta sotto il Vesuvio. Le trattative su James e soprattutto Maurito lo allontanano in maniera definitiva dalla tribuna del San Paolo, dove probabilmente avrebbe stazionato. Potrebbe ambire ad una formazione di secondo piano, tipo Sassuolo o Samp. Per ora si allena qui da noi.

Terzo pezzo pregiato dovrebbe essere Seko Fofana: dopo una stagione top e due flop, sono diverse le formazioni dimostratesi calde sul giocatore. Vale il discorso-Rodrigo, quindici milioni e passa la paura, in caso contrario non scomodatevi a chiamare. Il probabile arrivo di Dorukhan Tokoz, però, potrebbe ammorbidire le condizioni per la sua cessione. Staremo a vedere.

Che anno sarà? Non lo so. So solo quel che il cuore spera, ancora una volta.

Il cuore spera che la squadra di Tudor si esprima a livelli accettabili, posizionandosi in una zona di classifica dove ci si possa, finalmente e di nuovo, divertire.

Il cuore spera che Toni Barak ritorni a mostrare le sue qualità dopo una stagione di sostanziale assenza. Potrebbe essere lui l’acquisto più decisivo della stagione.

Il cuore spera che la scommessa, malamente persa, su Teodorczyk la si possa vincere festeggiando con lui la doppia cifra di reti.

Il cuore spera che il Friuli ridiventi un fortino, come mai è stato da quando la nuova struttura e il novissimo nome hanno fatto il loro ingresso in quel di Rizzi.

Il cuore spera che l’Udinese possa finalmente riempire il mio calamaio, da troppo tempo inaridito dall’atarassìa biancanera. Molti mi hanno rimproverato la rarefazione delle mie intemerate: rispondo che ‘se dal cuor non viene / cantar non si può bene’. In particolare se un pezzo è solo una raccolta di banalità (magari nemmeno questo fa eccezione) meglio stracciare la pagina: cosa che ho fatto, ripetutamente, nelle ultime settimane.

Ricominciamo: chiedo all’Udinese di non ammazzarmi ancora, come successo nelle ultime centocinquanta gare abbondanti. È facile: basta cercare di giocare al calcio.

Piccolo sfogo sul ‘claim’ che ha lanciato la campagna abbonamenti. Ribadisco il mio pensiero, gli slogan aumentano la pressione e, spesso, diventano boomerang. Quello adottato in questa stagione può essere anche originale: mi permetto di sospirare solo che una tifoseria, come quella friulana, che con ogni meteo, ogni giorno della settimana, ogni cervellotico orario che le televisioni abbiano disposto ha seguito la squadra in prestazioni spesso devastanti, al Friuli come in trasferta…Beh, questa tifoseria ha già dimostrato di essere geneticamente determinata a soffrire per questi colori. Non c’era bisogno di un bimbo stupefatto a ricordarlo.

Specie a chi, come noi, si è sorbito spettacoli come i pareggi sonettiani a Licata o Monza (zero tiri in porta) o la felsinea sconfitta contro il Bologna del povero Zuccheri con conseguente retrocessione. 1980.

No offense, non c’è problema: giocate al calcio e ricomincerò a cantare.


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