.

Ma quanto sarebbe bello rivedere l'Udinese sulle nostre montagne...

di Stefano Pontoni

Un’unica, fugace apparizione in Friuli. Poi solo Austria, Olanda e Germania. Il precampionato dell’Udinese si sta svolgendo lontano dalla sua gente, lontano da quella terra che rappresenta il cuore pulsante della passione bianconera. Solo la prima uscita stagionale contro l’Opatija, disputata a Fagagna, ha visto la squadra abbracciare davvero il proprio pubblico: un bel pomeriggio, condito da spalti pieni e tanto entusiasmo. Poi...

Tutto il resto della preparazione estiva si sta svolgendo a ore di macchina da casa. Prima Bramberg, poi Mittersill, in Austria: località certamente suggestive, ma lontane. Sabato si parte per l’Olanda, destinazione De Grolsh Veste, casa del Twente. E poi ancora su altro volo, in Germania, per affrontare il Werder Brema il 9 agosto. Difficile, se non impossibile, seguire queste partite dal vivo per i tifosi friulani. Ma anche per chi, come gli addetti ai lavori, è chiamato a raccontare e documentare il percorso di crescita della squadra. Resta la tv, unica finestra aperta sull'estate a tinte bianconere.

Certo, i tempi sono cambiati. Lo sappiamo. Le esigenze logistiche, organizzative e tecniche impongono oggi di scegliere contesti come quello austriaco, dove abbondano strutture sportive d’eccellenza e dove si concentrano molte squadre in ritiro. È più facile organizzare test internazionali, affrontare avversari di buon livello, ottimizzare tempi e trasferte. Tutto vero.

Ma è altrettanto vero che l’Udinese è il simbolo calcistico del Friuli. Porta sulla maglia il marchio “Io Sono Fvg”, e ha sempre fatto della territorialità e del legame con la propria gente un valore fondante. Proprio per questo, fa un po’ male vedere la squadra così distante dal suo popolo. Fa male pensare che chi oggi ha dieci anni non potrà mai vivere l’emozione di un ritiro ad Arta Terme, come ai tempi Guidolin e i suoi guerrieri in preparazione delle imprese europee. O il boato del pubblico di Tarvisio per i gol di bomber Muzzi, quando bastava un’ora di macchina per sentirsi parte di qualcosa di grande.

Il Friuli ha ancora tanto da offrire. I campi del Campionato Carnico sono spettacolari – parola di chi li calca ogni domenica – e comuni e società della montagna farebbero carte false per ospitare l’Udinese. Per riportarla a casa. Per farla sentire di nuovo tra la sua gente. Per restituire un contatto che oggi sembra perduto.

Chissà, magari un giorno si tornerà davvero a respirare quell’aria. A rivedere bambini con la maglia di Totò Di Natale in fila per un autografo. A rivedere un popolo che abbraccia la sua squadra tra gli abeti delle montagne friulane. Perché il calcio, alla fine, è soprattutto questo: passione, appartenenza, radici. E le radici, l’Udinese, le ha qui.


Altre notizie