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Il calcio italiano è in crisi, non ci vuole un mago per capirlo

di Stefano Pontoni

Tempi oscuri. E maledettamente scomodi, aggiungeva Mago Merlino in una delle prime battute de La Spada nella Roccia. Naturalmente, seppur avesse la capacità di vedere nel futuro, non si riferiva all'attuale crisi del calcio italiano, ma le sue parole calzano a pennello e possono quindi essere prese in prestito. In realtà in Figc, e non solo, qualcuno probabilmente prenderebbe in prestito lui, il mago, per cercar di risolvere una situazione che col passare del tempo si fa sempre più complicata. Il calcio italiano è in crisi e non ci vuole un mago per capirlo e tanto meno la roboante sconfitta della Roma contro il Bayern Monaco per scoprirlo. Prendendo in esame sia la nostra serie A, che lo stato della nostra nazionale, possiamo dire tranquillamente che segnali di declino si erano già visti negli anni scorsi. 

Il primo colpo di bacchetta magica riguarderebbe l'impiantistica. Vecchi e poco accoglienti, gli stadi italiani disincentivano la gente a comprare biglietti e guardare l'evento dal vivo, preferendo il ben più comodo divano. Il secondo, con ogni probabilità, toccherebbe ai settori giovanili, spesso lasciati a se stessi e con budget ai minimi: agghiaccianti i dati dell'Osservatorio sul calcio - il Cies - secondo cui in Italia nel 2013 solo l'8,4% dei calciatori nelle rose si è formato nelle giovanili dello stesso club, percentuale tra le più basse d’Europa.

Due piste da battere, con estrema pazienza ma con la consapevolezza che i frutti arriveranno. Lo Juventus Stadium è il primo passo, la Roma ha già il progetto in mano e anche le altre big – almeno a parole - sono indirizzate verso la costruzione di nuove "case". Adesso servono i fatti, altrimenti saremo sempre più spettatori del grande calcio. Prova ne è l'eliminazione del Napoli ai preliminari di Champions, demolito nella bolgia del San Mamés, giustappunto un gioiellino costruito negli ultimi due anni.

D'altronde è necessario dare una scossa ai bilanci, in primis per riportare i campioni nel nostro campionato. Le partenze negli ultimi anni di Thiago Silva, Ibrahimovic, Cavani, Lavezzi, Lamela, Jovetic, Boateng…sono state coperte solo parzialmente. L’approdo in Italia lo scorso anno di Tevez, Higuain e Mario Gomez ha sortito qualche effetto: una squadra agli ottavi di Champions e tre agli ottavi di Europa League, con i bianconeri di Conte arrivati sino alla semifinale. Ma è ancora troppo poco. Andando ad analizzare i singoli, la riflessione espressa nel titolo è molto semplice e lineare. I migliori calciatori della serie A ed i migliori calciatori italiani,a livello europeo valgono ben poco! Non prendendo in esame Tevez, campione d’Europa con il Manchester United, i top player del campionato, i vari Palacio, Menez, Pjanic, Gervinho, El Shaarawy, Hamsik, Vidal, Iturbe, Callejon, Icardi, Mertens, Pogba per citarne alcuni, e lo stesso Higuain, non hanno vinto assolutamente nulla a livello europeo. Per quanto concerne gli azzurri invece, escludendo i “santoni” Pirlo e Buffon, possiamo notare come il curriculum sia positivo solo per De Rossi, Campione del Mondo, e Balotelli, Campione d’Europa. Tuttavia sappiamo benissimo che entrambi non sono stati affatto protagonisti di quelle vittorie, anzi…il primo si fece squalificare per una vergognosa gomitata contro gli Usa, per poi tornare giusto in tempo per calciare il rigore nella finale contro la Francia; il secondo gettò la maglia del’Inter nella semifinale contro il Barcellona e non fu mai titolare nelle partite ad eliminazione diretta del trionfale cammino europeo nerazzurro del 2010. Dopo di loro c’è il vuoto: i vari Verratti, Immobile, Destro, Rossi, Insigne, De Sciglio sono validi elementi, ma non hanno vinto nulla e nel panorama calcistico internazionale sono quai dei perfetti sconosciuti.

Nel 2003 l’Italia portava tre squadre in semifinale di Champions. Solo undici anni fa, con la storica finale tra Milan e Juventus. Oggi parte con due, che se arrivano ai quarti è già un'impresa. Qualcosa deve cambiare, nel ranking Uefa ci ha sorpassato pure il Portogallo: siamo quinti, come non accadeva dal lontano 1984. Proprio trent'anni fa però iniziò la risalita, con quel primo posto conquistato nel 1986 e mai mollato fino al 1999 (ad eccezione del '90, ndr). Che possa essere di buon auspicio?


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