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Chiamata alle armi!

di Giacomo Treppo

Ok, la società è un caos. Ok, l'allenatore forse non ha più in mano lo spogliatoio e ok! forse la squadra è fatta da mercenari senza cuore e con pochi, ma veramente pochi mezzi. Ok, Giarretta, Collavino, Vagheggi… Ok, parlano più dei loro cellulari che suonano che della maglia. Ok, i procuratori, ok Gino che spende per il Watford e lascia l'Udinese in un colpevole vuoto di potere. Ok tutto quello che volete. Ma domenica si gioca una partita basilare, e ok lo dicono sempre perché non sanno più cosa dire, ma ok!!! questa volta si rischia la serie B.

Arriva il Verona, è derby. Ho ancora davanti agli occhi i gol con i quali l'Udinese di Guidolin (ok, hanno detto che era inadeguato…) chiuse definitivamente i sogni di gloria europea della squadra di Mandorlini (ok, dicono che vogliono calcio bello e poi chiamano Mandorlini?). Era il 10 maggio 2014, 2 a 2 con reti di Di Natale e Badu al 91esimo. L'Udinese decise che il Verona sarebbe rimasta fra i comuni mortali, un po' come faceva anni prima con la Sampdoria: alla fine le passavamo sempre davanti nei posti che contano.

Anni fa, epoche, secoli, ok anche quello. Ma una crisi così grande non c'era dai tempi di Ventura, dal rigore regalato a Di Michele, dalla vergognosa partita la domenica successiva. Altri tempi. Domenica le cose sono diverse, ok, hanno aspettato quando si sentiva la nave scricchiolare da tutte le parti, hanno sempre dato la colpa altrove. Per me anche quest'anno incolpano un allenatore che ha avuto tre squadre da allenare in sette mesi, ed è facile fare punti quando là davanti un certo Totò Di Natale toglie costantemente le castagne dal fuoco. Ok, perché Di Natale non è più lui: resta il livore, la rabbia che sfoga a volte male. Restano, purtroppo, i rigori sbagliati nei momenti decisivi. Ma domenica chiunque tifi Udinese sa che o si vince o si entra nel baratro.

Un pareggio non basta, un'emorragia va fermata subito. Domenica, allo stadio tutti tiferanno. Ci saranno contestazioni da parte della curva? Speriamo di no, perché fino al novantesimo l'Udinese vera, l'unica rimasta, quella sugli spalti, può dire la sua, può fare gruppo, può diventare leader. E speriamo che gente come Felipe e Karnezis la sentano, perché ok, fate capitano chi volete, ma quei due sono gli unici rimasti a portare la croce di questa annata maledetta. E non conta se il prossimo anno vorranno andare altrove. Loro sono professionisti, loro sono i lavoratori che vorremmo sempre vedere giocare nell'Udinese. Pochi procuratori, poche parole e tanto impegno, nel bene o nel male.

Domenica non si può fischiare, non si può giocare contro, che ok, c'è già il dubbio che qualcuno lo faccia… non ci vuole tanto, ai ritmi della seria A basta entrare in campo svogliati e si fanno errori su errori, si determinano le sconfitte. Ho parlato via Facebook con Muraro, entrambi pensiamo che chi va allo stadio deve stare vicino alla squadra, deve tifare fino al novantesimo! Muraro che ha fatto delle giustissime domande a Colantuono l'altra sera, che forse come me pensa che avrebbe fatto meglio a dimettersi. Perché Colantuono, chi vuole bene a una squadra fa anche casino, dice le cose come stanno, fa scelte impopolari, perché se si deve cambiare per il bene della maglia non si può sempre dire che tutto va bene. Invece arriva il Paron e gli dà la colpa di tutto, che ok, Gino non sbaglia mai, Giarretta non sbaglia mai, chi consiglia all'Udinese di basare l'epicentro della squadra su Guilherme non sbaglia mai. Qua a Udine sbagliano solo gli allenatori, ok…

In situazioni disperate, si deve agire in maniera univoca. Domenica si tifa per l'Udinese, per tutti, per quelli che vorremmo sempre con noi e per quelli che pensiamo tirino i remi in barca, per l'allenatore chiunque sia, perché ok! andiamo male, ma non può essere che da un giorno all'altro si passa da una media europea in dodici partite a una da seria B diretta in altre otto… ci sarà qualcosa no?! Domenica no, non c'è, non importa. Domenica si tifa tutti, si applaude, si incita. Si chiede una sola cosa, a tutti, dal primo all'ultimo. Come i tifosi dell'Udinese mettono da parte orgoglio, personalismi e opinioni; alla squadra, alla dirigenza e all'allenatore, per una domenica… per una domenica sola… scendete in campo pensando alla maglia che indossate. Per voi è una maglietta che andrà di moda per tre anni, per arrivare altrove. Per noi è l'amore di una vita, di una regione, delle sue montagne, dei suoi mari, della sua storia. Sudatela, quella cazzo di maglietta!

Perché ok, onore a chi andrà allo stadio e tiferà, degno di indossare la maglia del dodicesimo in campo!


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