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Carattere e intensità ci sono. Di concretezza e bel gioco ne riparliamo a gennaio...

di Federica Zille

Un'altra eliminazione, l'ennesima in questa prima parte di stagione su cui, per fortuna, sabato calerà il sipario. Ma questa volta la sconfitta non è poi tanto amara, l'Udinese vista contro i viola è stata squadra vera, non ha mai mollato e ha poco da rimproverarsi; alla Fiorentina è bastata una fugace apparizione sotto la Curva Sud per portarsi a casa l'accesso ai quarti di finale: il famigerato “episodio”, dietro cui spesso i perdenti si nascondono, ieri ha veramente deciso la partita.

Poche righe sull'andamento della gara basteranno a chiarire il concetto: l'avvio è promettente, i friulani inanellano una serie di occasioni poi sfumate davanti a Neto, come la bella incursione sulla destra di Heurtaux, alcuni rimpalli favorevoli non concretizzati da Di Natale e situazioni di confusione in area viola che i bianconeri non riescono a sfruttare. Non a caso a fine partita Guidolin parlerà di scarso cinismo tra le cause della sconfitta: semplificando si potrebbe dire che l'Udinese ha fatto la partita, la Fiorentina il gol. Infatti ai toscani è bastata la prima sortita offensiva di Borja Valero per sbloccare il risultato: lancio lungo sul versante sinistro, Basta tenta la chiusura ma non riesce a impedire che il passaggio arrivi tra i piedi dello spagnolo il quale, accentratosi, spedisce il pallone in rete. Padelli non può fare altro che allargare le braccia sconsolato: con tre compagni a coprirgli la visuale e una deviazione a complicare la faccenda, l'assoluzione è quasi d'obbligo.
Nel secondo tempo il copione non cambia, le conclusioni verso la porta difesa da Neto diventano frequenti e sempre più insidiose, ma ai bianconeri mancano fortuna e freddezza sotto porta; la Fiorentina si accontenta di ripartire in contropiede e assapora addirittura la beffa quando una punizione calciata da Pasqual si stampa sulla traversa. Guidolin mette dentro tutti gli attaccanti che può, ma la situazione non cambia: al triplice fischio il tabellone dice ancora 0-1.

Sia chiaro, l'Udinese si è fatta preferire ma non ha espresso un gran gioco, l'intensità c'è stata ma il centrocampo balbetta ancora in fase di costruzione e finisce per affidarsi come al solito alla fantasia del capitano, che tuttavia non può tirare la carretta in eterno e necessita di una spalla con cui dialogare: il Fabbrini visto nel primo tempo non è il giocatore adatto, largo a destra dà il meglio di sé e anche ieri lo ha dimostrato, quando l'ingresso di Muriel ha ridisegnato il fronte avanzato. Purtroppo per lui il modulo caro a Guidolin è un altro, e difficilmente lo abbandonerà; finora non avrà incantato, ma l'attaccante toscano si è sempre dimostrato volenteroso e pronto a sacrificarsi, lasciarselo scappare sarebbe un errore.
Altra prestazione su cui soffermarsi è quella di Gabriel Silva, questo sconosciuto che nel confronto con l'ostico Cuadrado non sfigura, attento in fase di contenimento e pronto a proporsi appena si intravedano degli spazi. Per lui novanta minuti di corsa senza dare segni di cedimento: insomma, con un sostituto così un'eventuale cessione di Armero non spaventa affatto. Anzi.

Un'occasione persa, ma anche una base su cui costruire. Tra cessioni illustri e l'innesto di volti nuovi, questa stagione ha avuto una falsa partenza, riservando più delusioni che gioie; ma se l'Udinese confermerà la fame di riscatto vista ieri al Friuli, da gennaio assisteremo a tutta un'altra storia. Il carattere, lo assicura il mister, è la chiave del successo.


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