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Cambia tutto, cambia nulla

di Franco Canciani

Devo essere onesto: ieri sera me ne sono andato dalla sala stampa per evitare di chiedere ad Andrea Sottil: 'mister, due domande: sente la squadra in mano? Ha mai pensato, in caso contrario, di dimettersi?'

Non se la sarebbe meritata, questa domanda: vero che sta ottenendo risultati modesti, sia con la squadra di quest'anno sia con quella che includeva Udogie, Becao, Beto; vincere tre gare delle cinque (su 39) portate a casa dal dopo-Qatar a oggi contro derelitte, l'anno scorso, non è medaglia da mostrare agli amici nei giorni d'inverno, ma ritengo Sottil una persona perbene, incapace (non è un epiteto ma una presa d'atto) di dare a questa squadra, che oggi assomiglia ad un'armata Brancaleone, una qualsivoglia impronta.

Lo so, lo so: se Samardzic danza effimero come un ballerino del Bolscioi; se Ferreira ricorda più un musicista che accompagni Amàlia nei suoi eterni Fado che un eterno esterno; se davanti Success sgomita ma vede la porta poco e male, se insomma in campo i suoi non si aiutano, la causa non è solo sua, non è solo sua.

Ma il manovratore prende oneri ed onori, e se dopo nove giornate la colonna vittorie canta ancora zero, è normale che a rimetterci sia lui.

Quel che male ho digerito è la sh*tstorm che ieri sera, all'improvviso, ha colpito il venariese; capisco la critica, ma esistono limiti deontologici che non possono essere superati.

Specie se si sottace, come dicevamo prima della sosta, che quest'anno la preparazione della rosa è stata ardita, senza risalite: tante, troppe scommesse quando era palese che la rinuncia a Becao dietro, Udogie in mezzo e Beto davanti sarebbe stata difficile da compensare. A Udine, di solito, siamo soliti cacciare via alcuni giocatori contro i quali prendiamo parte come scarpe vecchie. Un esempio? Il Napoli concesse Duvàn Zapata in prestito per un biennio, anni nei quali il colombiano era in chiara formazione e al quale la tifoseria rivolse ogni tipo di 'commento'. Se domandate al tifoso medio, oggi, quel tifoso che critica (forse giustamente) Davis e Brenner, stella del Cincinnati, quale attaccante avrebbe voluto vedere data la scarsità di punte in giro, la risposta sarebbe sicura: Duvàn Zapata. Sic.

L'Udinese ha giocatori per i quali, secondo me, un impiego in massima serie italiana non è pornografico. Altri, però, che ricordano esempi nel recente passato: Iturra, Riera e compagnia... Chi se li scorda? Ecco, oggi in rosa non tutti sono del livello minimo necessario per portare alla casa udinese un-mattoncino-uno.

So che qualcuno mi ricorderà un improvvido 'sei' dato dal vostro umile cantore al mercato udinese. Sono sincero: era un voto dettato dalla speranza, data da chi (io) si rifiuta categoricamente di redarre le pagelle post-gara, siano esse calcistiche o cestistiche. Non riesco a guardare i miei colori con atarassia, mi spiacerebbe bocciare chi dà tutto in campo ma, obiettivamente, non ce la fa.

Le voci dei bene informati mi sussurrano 'Cioffi' all'orecchio: accordo fatto settimane fa, viaggio verso la piccola Patria già iniziato; fosse così io non mi scomporrei, il calcio è un grande rito che devi rispettare, e nel quale il passato canta poco, ad ogni latitudine. Qualcuno lo chiama 'Giuda', esagerando il concetto di ricerca delle migliori condizioni economiche. Dovesse arrivare l'ex mister scaligero, dovesse sotto tale allenatore la squadra ottenere due, tre risultati importanti, vedremmo questi epiteti scomparire dai devastanti mezzi sociali; sui quali, sia chiaro quel che penso, troppa gente scrive la prima cosa che passa loro per la testa. Mi disse un direttore di quotidiano, e io feci mia la 'sentenza', che sulle reti sociali andrebbe scritta la quarta cosa che ci viene in mente, le prime tre essendo probabilmente passibili di denuncia o pubblico ludibrio. Io a pensare quattro cose non sono capace, né sono interessato a scrivere opinioni ad mentula canisper cui mi astengo. Fatelo anche voi.

Staremo a vedere, cosa succederà. Il campionato impone già domenica una prova importante per l'Udinese, entrata ieri sera nella zona rossa delle retrocesse. A Monza, contro i boys di Palladino che giocano a calcio e bene, non basterà quanto visto ieri sera contro il Lecce: primo tempo impalpabile, secondo più lottato ma ancora poco incisivo, contro una squadra, quella salentina, ben organizzata ma che segna, alla fine, sull'unico tiro serio nello specchio in 99 minuti di gioco. L'Udinese? Poco di più, niente di meglio.

Sottil, Cioffi o chi per essi non c'entra: per salvarsi, quest'anno, in una serie A divisa a metà basterebbe poco. O forse tantissimo.

Basterebbe giocare al calcio.


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