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Basta parlare di "effetto"

di Davide Marchiol

"Svanito l'effetto Nicola", capiamoci, fosse il primo cambio di allenatore che vediamo, la frase sarebbe anche comprensibile ma, dopo 5 anni e 8 tecnici, il periodo perde di qualunque significato reale. Non è credibile che solo un cambio in panchina possa portare anche a un cambio di mentalità nella squadra, parliamo comunque di professionisti. Se continuiamo purtroppo ad assistere a certe prestazioni le colpe vanno ricercate altrove. I mister fanno quello che possono, ognuno con le sue filosofie. Delneri era più tradizionalista, Iachini pragmatico (complimenti a proposito per come ha ribaltato il trend dell'Empoli in poco tempo), Velazquez propositivo e Nicola disciplinato. Solo per citarne alcuni. Certamente abbiamo visto qualche allenatore non da categoria, ma è impossibile che tutti abbiano sbagliato, così come non è credibile che tutti abbiano semplicemente portato lo scossone dettato dal cambio in corsa e basta. C'è dell'altro. Non esiste nessun effetto Nicola, così come non esisteva nessun effetto Velazquez.

Esiste solo l'effetto del campo.

Rettangolo verde unico vero giudice nel calcio e questo, senza andare a cercare effetti strani, ha emesso il suo verdetto: questa squadra, quando è compatta e disciplinata, non prende gol, ma è anche talmente fragile che dopo un po' (due partite in questo caso) commette errori gravissimi e regala occasioni facili agli avversari, senza poi avere spesso i mezzi per recuperare perchè, per quanto Pussetto, De Paul e Lasagna siano talentuosi, l'unica arma con cui si riesce a segnare da due anni a questa parte sono le ripartenze. Questo si è visto sia con Velazquez che con Nicola, quindi forse chi sta seduto in panchina conta fino a un certo punto in questa situazione. Ovviamente il mister incide con le sue idee, l'ex tecnico del Crotone ha proposto a sorpresa D'Alessandro oggi ed è stato ripagato. Però deve schierare anche degli elementi forse non adeguati al livello richiesto ed ecco che assistiamo alla tripletta dell'amato/odiato ex Duvàn Zapata, che ha tre palle gol e le finalizze tutte. Senza pietà. Non esulta e gli fa onore (anche se per qualcuno il gol va sempre festeggiato, ne prendo atto), ma le tre mazzate restano. Lui è probabilmente stato l'ultimo attaccante boa vero e proprio avuto dall'Udinese, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Nei prossimi mesi quindi non conterà tanto vedere l' "effetto" del mister, ma sarà importante innanzitutto che i giocatori capiscano dove si trovano, perchè il margine sul Bologna è di due punti e le squadre davanti sembrano irraggiungibili non tanto per i punti, ma per il gap incredibile che c'è nella voglia di fare il risultato e nella solidità generale. Poi gennaio sarà tempo per far valere l'unico vero effetto che forse nel calcio ha un valore (ma c'è un gran dibattito intorno a questo punto), l'effetto mercato. Questa squadra ha delle lacune tecniche, sono evidenti. La rosa era stata costruita per un 4-2-3-1 messo in soffitta dopo sole tre partite, con i cambi di modulo la coperta è tornata corta. Manca un centrocampista, perchè con Barak fuori i titolari si sanno già alla vigilia praticamente. Manca una punta. Teodorczyk o Vizeu? Io, che però non ho fatto il corso da direttore sportivo, vi dico che, a mio parere, andrebbero tenuti entrambi comprando comunque una punta. Tantissime squadre hanno quattro attaccanti, perchè noi non possiamo? Vizeu è giovane e viene dal Brasile, gli va dato tempo. Il polacco è arrivato con un infortunio che forse non sapeva nemmeno di avere, lasciamolo tranquillo e compriamo un giocatore che possa coprire intanto il vuoto. Non conta solo chi gioca, contano anche le alternative e in questo momento un'Udinese già non fenomenale deve usare sempre gli stessi. Mandando anche via alcuni pezzi torneremmo al solito discorso al primo infortunio. "I cambi in attacco sono fondamentali", parola di Gasperini, uno che ha portato l'Atalanta a essere una delle forze europee del campionato con le sue idee. Non con il suo effetto.


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