Addio Europa? No, arrivederci... ma bisogna osare!
L'Udinese perde 2-0 in Russia e saluta la competizione europea con una giornata d'anticipo. Lo fa con una partitaccia che ben si abbina al terreno di gioco su cui l'ha giocata, a tratti inguardabile. Non sorprende tanto la sconfitta, quasi naturale visto lo score delle due squadre: la squadra russa, ad esempio, con questa vittoria arriva a sei vittorie su sei in "casa" senza l'onta di alcun gol subito, una statistica impressionante che ben inquadra la solidità della squadra. Non sorprende per nulla l'eliminazione, di fatto già giunta per mano degli svizzeri dello Young Boys, spietati nella loro spensieratezza (quella vera, non quella dissacrante che crea polemica gratuita in Italia). Sorprendono la gestione e la strategia. La squadra si è sforzata raramente di imbastire una manovra convincente per portare pericoli alla porta dello spettatore Gabulov che in 90 minuti si è dovuto limitare a raccogliere un colpo di testa di Di Natale e ad uscire in un paio di occasioni. Naturale per una formazione schierata con il 5-4-1 in fase di non possesso e 3-6-1 in fase di possesso ma più che inspiegabile per una squadra costretta a vincere e bellicosa in conferenza stampa.
E' un'eliminazione che ha radici lontane, addirittura dal cucchiaio maledetto di Maicosuel. La lista per l'Europa League senza il brasiliano è suonata beffarda e stridente per una società sempre lucidamente orientata al risultato. Di fatto ha tolto ogni possibilità a Guidolin di cambiare schema di gioco perché la scelta si sarebbe ridotta al solo Ranégie che si sposa davvero poco alle idee tattiche dell'allenatore. Gli infortuni hanno calpestato le residue speranze di questa squadra: infortuni reali (impensabile regalare Benatia, Pinzi e Muriel giusto per citare l'ossatura portante ma anche Lazzari, Basta, Pasquale e Domizzi) e di gioco con gli errori dei portieri in almeno un paio di occasioni (Padelli sul tiro di Traoré, Brkic sullo 0-1 parziale di Bobadilla). Ma la motivazione più lontana e certamente preponderante è l'ennesimo mercato al risparmio esagerato dell'Udinese. I miracoli esistono o quanto meno qualcosa che ci assomigli: per restare in campo sportivo, migliorare la posizione in campionato cedendo Sanchez e Inler lo è, senz'altro. Ma in quanto tali non succedono sempre anzi, quasi mai: rinunciare anche a Handanovic, Asamoah e Isla e sostituirli con giocatori forti in prospettiva (ma quanto lontana?) espone irrimediabilmente a queste situazioni.
Quali prospettive per la stagione? Ad essere realisti la stagione per l'Udinese è destinata alla mediocrità della mezza classifica ma in prospettiva ottimistica la squadra può tornare in Europa da subito. Può farlo perché in una situazione di emergenza clamorosa, col morale a pezzi e con il doppio impegno ha raccolto comunque 16 punti e si trova a 7 punti dalla teorica qualificazione all'Europa League, a meno di ricorrere alla scappatoia della Coppa Italia. La situazione non può che migliorare con i rientri di Benatia, Pinzi e Muriel e soprattutto con un atteggiamento propositivo. Osando in campo se non a livello dirigenziale. Perché i "giocattoli" Watford e Granada sono carini, sono progetti a sé stanti ma ad oggi hanno succhiato oggettivamente ed indiscutibilmente risorse all'Udinese e questo è poco giustificabile per una squadra partita con la prospettiva di essere tra le prime 32 squadre d'Europa.