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Ma no, GSA! Ferrara vince il torneo “Piera Pajetta”

di Franco Canciani
foto Zamolo

Siamo mancati alla prima serata, quando solo la telecronaca del “Fonta” ha alleviato la piovosa strada che ci riportava a casa dalla Lomellina: grazie all’acrobatico streaming via telefonino (avviso alle forze dell’ordine: non guidavo io...); beh, stasera eravamo qui, nella casa del basket friulano, per assistere alla finale del Trofeo P. Pajetta in onore della madre del Pres Pedone.

La cronaca l’avrete già letta da colleghe e colleghi più preparati di me: primi due quarti equilibrati, un terzo periodo scintillante dei ragazzi di Lardo trascinati dal solito 00utlaw; poi, sul +10 a undici minuti dalla fine, un parziale di 12-30 e trofeo che prende la via dell’A14.

Gara vera, a tratti anche nervosa con tre falli tecnici, ma sono altre le cose che mi rendono perplesso: le vedremo alla fine.

Molto buono Dykes: si prende la responsabilità di molti tiri, gli ultimi dei quali in debito d’ossigeno, ed è sua la tripla che avrebbe dovuto sigillare la gara (57-47 al 9’ del terzo periodo); buono, al solito, Chris Mortellaro che si gestisce bene in attacco ed in difesa; discreto Raspino, buon secondo tempo di Benevelli e sprazzi di Pinton e Ferrari. Veideman in pausa di riflessione, si vede chiaramente che sta tirando il fiato caricandosi per le gare che contano. Nobile si vede poco, deve prendere ancor più coraggio. Male stasera Francesco Pellegrino: il totem di Vittoria sente forse la prima gara contro gli ex compagni di Ferrara, e totalizza un “-1” di valutazione in appena nove minuti di gara (esce per falli già nel terzo quarto). Si rifarà.

Ferrara di coach “Martello” è squadra che ha forse diminuito il tasso di classe, ma aumentato quello di pericolosità rispetto all’anno passato: capitan Cortese, premiato con la coppa di miglior giocatore del torneo, ha gestito i suoi tirando col 53% stasera; accanto a lui il nervosissimo ma decisivo Rush, l’altrettanto positivo Mike Hall, i “frùts” Molinaro e Venuto e soprattutto la presenza sotto le plance del mestierante Fantoni, poco appariscente ma autore di 11 punti col 100% al tiro.

Siamo ancora ai tornei estivi, lo so: ma qualcosa rimuginavo uscendo dal palazzetto.

Intanto mi sarei atteso qualche presenza in più sugli spalti: pazienza, ma questa squadra merita attenzione. E i tifosi giuliani, i quali si sono spesi in insulti contro la città ospitante mentre il Pres Pedone spiegava le ragioni che avevano mosso la decisione di istituire questo trofeo in onore dell’amata madre, mi hanno fatto pensare che il giorno in cui Dio distribuiva l’intelligenza quegli otto scappati di casa probabilmente sedevano comodamente sul “trono di porcellana” guardando le foto di un giornale sportivo qualsiasi. Pazienza, Presidente, càpita.

Sulla gara è evidente che alcuni giocatori sono ancora appesantiti dall’allenamento; mi aspettavo, a quindici giorni scarsi dal primo “salto a due” ufficiale, più presenza e brillantezza. Alcuni ci sono, anche per ragioni fisiche tipo Raspino; Ciccio Pellegrino proprio no. Spero di vedere presto le prestazioni del suo motore: diesel sì, ma con duecento cavalli.

Stasera, infine, e lo dico con la morte nel cuore di un lardiano convinto, mi sento di chiedere a coach Lino e ai suoi tre collaboratori più vicini come mai Diop rimanga seduto, dopo aver dato spettacolo a fine primo tempo, i venti minuti successivi in panca senza vedere più il parquet. La gara doveva essere definitivamente segnata quando la tripla di KayDee portava la GSA sul 57-47; già dopo un paio di azioni (57-51 al 30’) si intuiva invece il cambio d’inerzia, e la fisicità dei 207 centimetri del senegalese di Feletto sarebbero stati, secondo me, un ostacolo serio per gli avversari. Fantoni ha sofferto poco il pur bravo Mortellaro, nulla Pellegrino, tantissimo Diop quando Udine, col ragazzo di Roufisque e Benevelli, giocava praticamente senza lunghi di ruolo ma con due “ali forti” ad innalzare il quoziente di pericolosità in prossimità dell’area.

Ripeto: questi tornei contano relativamente; stasera onore a Ferrara, per carità, ma un’A.P.U. un po’ più in palla la portava a casa senza problemi. E se qualche effettivo ha le gambe pesanti, caro Lino, dentro il “35” ad occhi chiusi.

Qualcuno obietterà che i ragazzi giovani vanno dosati per non bruciarli; io rispondo che Diop è un patrimonio che verrebbe perso molto più facilmente se accantonato. A meno che, ovviamente, ci siano stati motivi fisici: difficili da intuire in quello sprazzo splendido di gara disputato dal ragazzo ex Virtus.

Vedrete che quando si gioca per i due punti, col piffero che Ous totalizzerà quattro minuti e tre secondi in tutta la gara. Altrimenti alzerò le mani, perché sarò io a non capire.


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