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L’A.P.U. cresce ancora. Dubbi su Eddie?

di Franco Canciani

Se parliamo di Lituania, chiunque ami questo sport non può rimanere indifferente: nomi come Raimondas Šarūnas Marčiulionis, Valdemaras Chomičius, Rimas Kurtinaitis ci fecero innamorare quando la Grande Madre U.R.S.S. si sfaldò; più recentemente Kalnietis, Jonas Valančiūnas, Darjuš Lavrinovič, ma soprattutto un signore alto duecentoventi centimetri, classe 1964, che sportellava come Tkachenko e tirava da tre quasi fosse John Paxson. Si chiama Árvydas Rómas Sabónis, e veniva dalla squadra che ieri sera, a Caorle, ha battuto ma non devastato la GSA: lo Žalgiris di Kaunas.

Il team di coach Jasikevicius è lanciato verso un lungo percorso in Eurolega, e averle tenuto testa (seppur in un periodo di preparazione come questo) per almeno un quarto e mezzo è fonte di soddisfazione per i ragazzi di Lino Lardo.

Tyler Laser sta continuando il processo di conoscenza con la sua truppa, della quale ormai ha preso in pianta stabile in mano le redini; Castelli e Truccolo paiono ben sintonizzati con il cotone della retina avversaria; maggiore sofferenza è sembrata manifestarsi sotto le plance, dove il talento e la fisicità di Kavaliauskas e Javtokas ma soprattutto del “power forward” oceanico Motum (top scorer con 17 punti) hanno avuto vita un po’ troppo facile con i bianchineri, ad iniziare da un Supergino Cuccarolo che deve ancora togliersi di dosso le scorie di una preparazione pesante.

Il passivo è alla fine pesante a causa fondamentalmente della qualità e della profondità della panca lituana, fino a raggiungere i 28 punti finali; da rimarcare le eccellenti medie di tiro delle guardie friulane, che hanno portato quella generale di squadra al 50% da due (ed un non trascurabile 31% dall’arco della gloria).

Dodici i punti messi a referto da Eddie Delegal, su cui si addensano nubi temporalesche: pare che già nelle prossime ore a Udine arrivi in prova il francese Remi Berry. Il venticinquenne parigino, proviene da New Mexico State, dove all’ultimo anno da junior con gli Aggies ha totalizzato nove presenze in campo, a causa di un infortunio che ne ha pregiudicato il finale di stagione con una media di 6.1 punti ed un “season high” di dodici pezzi. L’anno passato, dopo provini dall’esito non fausto con Roseto e Brescia, si è accasato al Saint Thomas Basket Le Havre, dove non è riuscito ad evitare all’équipe di Thomas Drouot la retrocessione in seconda divisione dopo sedici anni, con quattro vittorie e trenta sconfitte. Da contraltare un discreto percorso in Coppa Europa, nella quale vince il girone eliminatorio (contro Cantù) ma esce nei gironi dei 32esimi.

Fosse così, ma ancora nulla è deciso, un po’ mi spiacerebbe: accoglierei il nuovo arrivato, ma in tutta onestà vedrei nella rispettabilissima ricerca della solidità da parte del dynamic duo Pedone-Micalich una frustrazione del sogno di avere in roster un tiratore ignorante, giovanissimo, insomma uno di noi, che il campetto l’abbiamo nel DNA. Ovvio: la dirigenza deve pensare a partire da subito in maniera competitiva, ed in questo le due sberle giuliane di certo qualche influenza l’hanno avuta. Come detto, niente è scritto. Spero che qualsiasi decisione venga presa, questa continui a correre nella direzione che piace a noi, quella del gioco divertente, appassionante e appassionato. Sapendo che, in ogni caso (ma sono professionisti), uno dei due ragazzi un po’ ci rimarrà male.

 


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