Siamo alle solite. Dopo l’ottima prestazione fornita ad Udine contro la Sampdoria, coronata da un risultato piuttosto abbondante per entità, l’Udinese è tornata ad parzializzare il suo rendimento. Il fatto che la squadra bianconera si sia praticamente eclissata quasi del tutto nel primo tempo giocato a Firenze ci ha restituito questa sensazione in una misura piuttosto netta ed inequivocabile.

Vabbè, poi sul piatto della bilancia c’è da mettere un secondo tempo dell’Udinese molto più incoraggiante rispetto al primo. Ma il problema di fondo è unico e rilevante per incidenza. Trattasi della notevole discontinuità di rendimento che mette in evidenza maledettamente come questa Udinese sia tutto fuorché una macchina dotata di grande affidabilità.

Il problema è che ora arriva ad Udine la Juventus ed assieme ad essa l’ennesima tranche problematica della storia sportiva corrente dell’Udinese. Ed è chiaro che se l’Udinese non ha dimostrato solidità e continuità nell’ultimo periodo non può minimamente candidarsi ad affrontare con il giusto buzzo una squadra come la capolista che fa della sua corsa a collo torto, del suo incedere protratto senza la minima soluzione di continuità la sua forza.

Se al prossimo giro viene fuori un misero punticino, magari strappato con il massimo onore delle armi possibile, la squadra friulana può essere più che appagata. Sarebbe un grande onore appuntare anche questa stelletta al gonfalone dei miseri successi di squadra.

Viene però da chiedersi ora per quale motivo l’Udinese di mister Delneri non ha ancora quella continuità di rendimento nell’arco della singola gara, e a questo proposito l’indice va puntato direttamente sulla qualità del lavoro atletico svolto dallo staff, ma non solo. Fa difetto all’Udinese anche la sfera motivazionale, evidentemente, visto che una squadra ben motivata e senza problematiche psicologiche di sorta che la affliggono si batterebbe senza difficoltà particolarmente evidenti dal primo all’ultimo minuto.

Sia chiaro, qualche difficoltà di inquadramento del singolo match ci può pure stare, ma questo non significa certo dover perdere una ventina di minuti a gara. Bisogna essere più lesti ad aggredire l’avversario dopo un molto più rapido inquadramento delle caratteristiche partita, e quindi questa squadra dovrà affrettarsi ad oliare i suoi ingranaggi e a rendere più repentina la sua reattività.

Ora, proprio ora che si ha di fronte la sfida più dura da affontare perché Madama è tra le più forti esponenti del campionato, bisogna affilare le armi. Il tempo per prendere le misure al campionato non c’è più, quello corrente è soltanto il tempo per ottenere una squadra pronta e con ben poche riserve. Il margine di tempo da spendere in riflessioni e commisurazioni è oramai finito, eventualmente resteranno da mettere sul piatto della bilancia solo i problemi concreti che, purtroppo, oramai sono incarnati nel tessuto della squadra e vi resteranno anche nel futuro prossimo.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 18 ottobre 2017 alle 17:00
Autore: Valentino Deotti
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