Quella di oggi è la vittoria del cuore. La vittoria del sudore, la vittoria di chi ha coperto errori individuali di qualche compagno che da ormai troppo tempo non vede la luce. E', specialmente, la vittoria di Iachini. Di quel medianaccio che nella Fiorentina si giocava la Coppa Uefa.

Per capirla, questa vittoria, bisogna fare un passo indietro. In settimana Gino Pozzo è arrivato a Udine e ha assistito a una partitella in famiglia. Di fianco a lui non c'era Bonato, come avrebbe dovuto essere. Di fianco a lui c'era Claudio Vagheggi, un'autentica anomalia dell'Udinese. Qua la gerarchia non esiste, o almeno ce ne è una formale e un'altra sostanziale. Il fatto che l'attuale numero uno della società si faccia accompagnare da un procuratore (esterno, lo ricordiamo bene) invece che dal DS uficiale può essere destrutturante per l'ambiente interno. Strano che invece avvenga. Iachini, ho letto da chi era presente, se ne stava zitto in panchina. Lo abbiamo visto l'anno scorso cosa è successo poi, con Colantuono.

Ma che l'allenatore marchigiano non fosse uno yes man lo sapevamo già dall'anno scorso con Zamparini. Rivoluzione, la difesa passa da tre (cinque, in verità) a quattro, il centrocampo rimane muscolare ma finalmente si pressa alto. L'Armero che qua a Udine viene sopravvalutato rimane in panchina. L'undici sceso in campo non aveva tanta qualità (De Paul ed Evangelista) quindi il possesso palla in orizzontale, per addormentare la partita quando stai subendo, non era possibile. Come avevo scritto prima della partita, era d'obbligo pressare alto, per permettere specialmente a Widmer di andare al cross. Purtroppo dall'altra parte c'era Croce, un signor giocatore, di quelli troppo spesso sottovalutati, così già dopo la prima mezzora del primo tempo lo svizzero ha dovuto rinunciare alla serata di gloria. Anche perché Badu copriva male, da quella parte.

Iachini è riuscito a capovolgere la partita di Roma. Se là il secondo tempo ha causato un black out totale, nato da Danilo e Fofana e propagato al resto della squadra; contro l'Empoli un'Udinese in vantaggio immeritatamente alla fine del primo tempo ha potuto legittimare una vittoria voluta, sudata e lottata. Come scrivevo tempo fa, la rivoluzione non è un pranzo di gala, non ci sono inviti e non ci si tampona le labbra dopo aver bevuto buon vino.

Quando alla fine della partita sono andato in sala stampa gli ho chiesto cosa aveva detto ai giocatori, alla fine del primo tempo (se eravamo ancora in vantaggio il merito era primariamente di San Karnezis) ha riso perché gli stava per venire di dire la verità… sorridendo ha ammesso di essersi molto arrabbiato per gli errori, di aver gridato. Ha detto questa è la seria A, non puoi permetterti di sbagliare così tanti passaggi, tanto più per errori di posizione del corpo o tecnici. Ha ammesso candidamente che lasciare il possesso palla all'avversario è un suicidio. Quello successo a Roma non doveva ricapitare.

Il pressing alto deve essere la carta di identità di questa squadra. Una squadra (quella titolare schierata) con poca qualità, un undici che deve fare del coraggio, del cuore e dell'ignoranza (la sana ignoranza del calcio) la sua arma in più. E' cresciuto Fofana, è cresciuto De Paul e penso che quando finalmente tutti rispetteranno le posizioni in fase difensiva, allora l'argentino potrà liberarsi maggiormente dai “ritorni” per aiutare i difensori. Visto che i piedi buoni stanno là davanti (e aspetto ancora di vedere Jankto e Peneranda) dobbiamo pressare alto, con generosità.

Niente Armero, niente Ali Adnan e Danilo spostato a fare da comprimario. Sì, perché quando Widmer saliva, la difesa scalava ed era Felipe a fare il centrale. Felipe che si è erto a capitano in campo. Non sarebbe giusto rinnovargli il contratto e poi dargli la meritatissima fascia di capitano? Di fatto lo è già. Bene l'Udinese, anche se ancora i mali non sono passati. Anche se ancora Badu va a vuoto e Fofana si perde nel secondo tempo. Anche se ancora Danilo commette errori che un professionista non dovrebbe mai commettere. Anche se davanti manca l'intesa, e manca tanto. Se andiamo a considerare le azioni d'attacco fatte, non penso che l'Udinese sia stata seconda all'Empoli: la differenza sta tutta nella capacità di finalizzare. Zapata era mezzo infortunato e si vedeva, De Paul è nuovo.

Ma finalmente abbiamo potuto vedere qualche squarcio di luce. Giovedì c'erano Gino Pozzo e Claudio Vagheggi… stasera c'era solo Iachini. Ha ottenuto una vittoria con una squadra che era poco più di un'accozzaglia di giocatori fino a ieri. La speranza, forse l'illusione, che possiamo avere è che Iachini faccia quel lavoro mentale che fece Guidolin al suo ritorno. E' molto più difficile, la rosa non è a quel livello, ma almeno potremo vedere partite combattute e una salvezza alla nostra portata. Rimane solo un dubbio: il tecnico marchigiano, che ha anche voluto mandare un pensiero ai suoi conterranei, sarà libero di lavorare e di fare quello che vuole?

Ai posteri l'ardua sentenza.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 29 agosto 2016 alle 00:20
Autore: Giacomo Treppo
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