E' tempo di Mondiali e il mercato della serie A è soltanto ufficioso. Difficile scrivere qualcosa sull'Udinese, se non che è stato assunto Pradé. Il dirigente ha esperienza e capacità, da come si sta muovendo sembra che il suo principale impegno sarà vendere più che investire. Del resto, i prezzi di mercato, notevolmente lievitati, spostano l'attenzione delle “piccole” sulla capitalizzazione degli investimenti. Continuerò sempre a sostenere che le vittorie di una squadra non dipendono essenzialmente dal valore a bilancio dei propri giocatori, ma dall'organizzazione interna (a Udine è carente, ne abbiamo avuto riscontro) e dalla capacità di scovare giocatori sottovalutati unendoli a uno zoccolo duro di chiaro affidamento. Voglio però aggiungere che è inutile parlare di programmazione quando abbiamo sul mercato: Meret, De Paul, Jankto e Barak e ci ritroviamo senza senatori. E' emblematico il caso del portiere: non ha mai giocato una sola partita con la maglia bianconera eppure è già in vendita. E' questa la programmazione tecnica? Che siano pour parler, che siano voci, ma il prossimo anno rischiamo davvero di farci male.

Seguo poco il calcio internazionale e ho visto poche partite dei mondiali. Fra queste, le due dell'Argentina. Il caso è emblematico: un pareggio e una sconfitta e i totem sono diventati tabù, i campioni bidoni. Il capro espiatorio numero uno è Lionel Messi, ovvero il numero due al mondo dopo Cristiano Ronaldo.

Guardo l'Argentina e penso all'Udinese di oggi, guardo la Croazia e penso all'Udinese di ieri. Perché i sudamericani hanno perso? Semplice: erano undici giocatori contro una squadra. Il senso di squadra chi deve darlo? I senatori e l'allenatore. Ogni gruppo ha bisogno di un minimo di gerarchia, non sto parlando di struttura rigida e militare, ma di carisma, bravura ed esperienza da seguire. L'Argentina, come l'Udinese degli ultimi anni, non ha nessuno che parla in campo. Vi ricordate il Milan di Sacchi o di Capello? C'erano Baresi, Tassotti, Maldini ed altri che parlavano ai compagni, li dirigevano in campo. Quando si guarda giocare una squadra dove nessuno parla significa che non c'è gruppo. E' capitato alla nazionale di Messi, capita ormai da anni all'Udinese.

La Croazia invece era squadra perché non solo si muoveva all'unisono, ma era tutta proiettata verso un unico obiettivo: chiudersi, occupare gli spazi e ripartire il più velocemente possibile. L'Italia non faceva il contropiede con Insigne, Candreva e Immobile (tanto valeva non convocarli), la Croazia puntava sulla velocità di Perisic, i lanci di Modric e la bravura dei due davanti.

Ma il senso di squadra non è solo struttura, tattica, è anzi quello che fa funzionare la quadratura in campo. L'unione di intenti lo potete trovare anche in motivazioni politiche nazionali (vedi la Svizzera contro la Serbia), ma sta principalmente all'allenatore e alla società/federazione creare questo quid.

Mentre in televisione tutti sparavano su Messi, ho sentito Simeone usare la parola anarchia. Parlava della sua nazionale, ovviamente. Io ho pensato all'Udinese. Può benissimo essere che Sampaoli siamo un ottimo allenatore, molto preparato e forte; ma non forte abbastanza da creare un gruppo, magari anche contro la federazione, la stampa e chi più ne ha più ne metta. Così come Oddo era ed è, a mio avviso, un bravissimo allenatore nel mettere la squadra in campo, ma non ha saputo essere più forte di una mancanza pressoché totale, di una anarchia anche se non voluta, della società alle spalle. Ci era riuscito meglio Delneri, reo soltanto di aver puntato troppo su un Danilo ormai non più all'altezza del compito.

Ultimo capitolo: Messi. Se l'Udinese di Stramacioni non vinceva, non era colpa di Di Natale, ma di chi gli aveva costruito la squadra intorno. Come fa l'Argentina a non giocare in velocità se ha davanti il giocatore più forte in quel tipo di gioco? Nel secondo tempo i sudamericani giostravano palla in difesa ogni volta che la Croazia si disponeva in fase difensiva. Perdevano, eppure pareva facessero melina. Nessuno del centrocampo si faceva vedere, nessuno si allargava sulle fasce ad aprire la difesa avversaria; e non sono cose che ti deve insegnare un allenatore... Specialmente, nessuno faceva da sponda a Messi, come invece viene fatto nel Barcellona. Se in nazionale hai Baggio, la squadra deve girare per lui e non su Signori (USA '94). Se l'Argentina ha Messi, i compagni devono giocare principalmente per lui. Il che non significa solo per lui, ma in modo da mettere nelle condizioni il migliore giocatore che hanno di far vincere la squadra. Ce lo vedete Van Basten a fare l'ala destra? Il problema dell'Argentina è che tutti si credono fenomeni, ma in realtà ce ne è solo uno. Se vi ricorda qualcosa di già visto alle nostre latitudini, beh... tutto il mondo è paese.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 23 giugno 2018 alle 12:18
Autore: Giacomo Treppo
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